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Rêve (sogno)

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Ho visto in sogno un fiore celato da pietre povere. Emanava una luce odorosa, una scia sul piano cieco e nero e largo e buio del mio desiderio d'evanescenza.  «Non puoi scomparire a te stesso» ,  mi diceva, «non ora, è troppo presto». Non piansi allora il divieto ma l'uterina bellezza di quel timbro, gemma fragile, destinata a morire, come ogni mio desiderio d'unione,  al risveglio. Ho ascoltato in un sogno le note sofferte  della sua stessa fine, e pianto l'assenza d'una voce che mi dicesse: « resta». (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Di chi è?

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Di chi è quel soffio che t'accarezza il volto e ne distrae lo sguardo da domande senza risposta? Ne vorrei essere io la fonte e contribuire al tuo sollievo,  invece d'affidare all'ennesima sigaretta l'ingrato ruolo di coprire la mia impotenza. (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Intimità

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Mai cucirò quel lembo strappato né le mie forbici ne taglieranno i fili scomposti. Bruciava gli occhi la sabbia dei miei deserti arsi; fu allora che, ormai cieco, mi aggrappai all'unico conforto di stelle lontane; ormai morte.  Mai cucirò quel lembo strappato; che resti a testimonianza  del mio passo,  sorretto dal miraggio  d'un ritorno a un'infanzia  mai vissuta. (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Due poeti allo specchio (Federica Simionato e Sergio Daniele Donati)

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  POCA COSA Voglio stare  dove gli altri non stanno  Affondo di radice  che non sa della rosa  Eppure vive  Mi vedi?  Ho questo respirare  che mi accomuna al cielo  ma resto un angolo di terra  A piedi  Voglio stare  dalla parte delle spine  Nel mio essere nulla  amare ( Federica Simionato - inedito 2022 ) Su pelle d'asino batte la mazza del tamburo e il suono che ne esce non ha nulla del raglio: pare un cuore che pulsa.  Così le mie parole, inanimate,  frutto di una volontà a me straniera,  incontrano spesso terreni umidi e là radicano, in assenza di intenzione.  Desidero solo espungere la parola io dal mio vocabolario e soffermarmi sul fiore che cresce tenace tra le crepe dell'asfalto. ( Sergio Daniele Donati - inedito 2022 )

Tutto è già stato detto

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Tutto è già stato detto e su tutto si è già taciuto. Abbiamo tacitato - per paura - l'urlo dell'inesistente nelle nostre orecchie; sognatrici.  E forse solo del fischio di merlo che ci trascina altrove varrebbe la pena di parlare. E poi dovremmo lasciare  che il resto sia detto - o taciuto - dalla lingua degli antenati.  (Foto e testo d i  Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Due poeti allo specchio (Romina Capo e Sergio Daniele Donati)

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E come dirlo .ora che sei un frammento un'idea sbagliata un rammendo che smacca sulla camicia ben stirata Vedi .mi si sgualcisce pure l'ombra mi restituisce una sagoma che si spacca e quasi somiglia a te Dovrò non dirlo .starmene estrema a braccia conserte strette strette facendo dell'estranea la scena. (Romina Capo - inedito 2022) Hai mai posto i palmi delle mani a pochi centimetri tra loro e sentito il formicolio d'una vita che prospera solo  in una vicinanza trattenuta? Hai mai gettato uno sguardo ritroso a quel sorriso estraneo  che si sofferma sulle tue sopracciglia a cercare sul tuo volto il canto della similitudine? Là, tra gracidar di rane,  - ricordo - in una notte per me serena ritrovai una mia memoria anfibia, una lallazione infante. Da allora, se anche parlo di strappi, non dimentico che in tasca porto sempre aghi e fili; d'argento. (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

(Redazione) - Letti da Francesca - 06 - su "Divorzio di velluto" di Jana Karŝaiová, Feltrinelli Editore 2022.

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di Francesca Piovesan La prima volta che ho visto Jana eravamo a un corso di scrittura, perfette estranee. La prima volta che ho visto scrivere Jana, l’ho vista scrivere di profilo. Le ero accanto, la guardavo, rimanevo affascinata dal suo naso, per me una costante, dal suo essere lì, in quella stanza, e altrove, lontana, creatura che aveva superato confini. La sentivo modellare la lingua, una lingua che non era la sua. Una lingua che aveva imparato, e stava imparando da autodidatta. Sentivo la passione premere contro ogni vocale, il desiderio farsi spazio lungo ogni consonante. Era Jana che diventava scrittrice. Divorzio di velluto , il suo esordio, sta concorrendo per la finale del Premio Strega, è tra i dodici, e questo pezzo uscirà esattamente il giorno prima in cui questa dozzina diventerà una cinquina, o una sestina. Karŝaiová è stata presentata dallo scrittore e giornalista Gad Lerner, come autrice del nuovo romanzo europeo. L’Europa ci sta tutta in queste pagine. Un’Europa unit

Stanza della coltivazione

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C'è un monito, là, nella delicatezza del petalo; una voce che dice: radicati, legati alla terra.  La fragilità è dono se nasconde le sue armi tra le pieghe d'un non detto antico; sempre lo stesso da millenni, una cantilena che ascolto la notte, tra le onde del sonno, e mi spinge al ricordo  di ciò che è stato prima di me; di ciò che sarà quando il mio nome verrà dimenticato dal vento. C'è un monito là,  nella durezza della pietra, una voce, una cantilena antica, che dice: crepati, lascia che la pioggia disciolga i tuoi sali,  per l'altrui sete. Ascolto quella cantilena al risveglio, al mattino, e mi spinge all'oblio di ciò che mi ha dato nome, e alla recitazione del salmo dell'altrui esistenza. Eppure l'occhio non coglie che bellezza nella natura, e non ascolta la fatica  né l'etica d'essere elemento - corrispondenza senza scelta, simbolo non voluto  dell'umana esistenza. Chi nella crepa versa oro e ignora la fatica della

Benedizione del bimbo dormiente

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לחלומות אין קפלים הפרשנות שלהם מכילה אותם מה בלי קפל זה  לא החיים תן לזה להיות הפרשנות החלום שלך I sogni non hanno pieghe, le ha la loro interpretazione; ciò che è senza piega non è vita. Che sia l'interpretazione il tuo sogno Testo inedito (2022) e foto di Sergio Daniele Donati

(ברכה לעולם בחלום) Benedizione al Mondo in sogno

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ברכה לעולם בחלום יש ברית בין שורשים מוצקים ועדינות של עלה כותרת; אדום שיש לך חלום .עדין (Sergio Daniele Donati - inedito 2022) Traduzione  (di Sergio Daniele Donati) Benedizione al Mondo in sogno C'è un'alleanza tra radici salde e la delicatezza  d'un petalo; rosso. Che tu abbia un sogno  delicato Foto di Sergio Daniele Donati

Il terzo Alef - Bet (completo)

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  ALEF Ho compreso che mi guardi e taci; e attendi il mio primo vagito per posare la tua mano di madre sul mio volto. Ho compreso che il tuo Silenzio è spazio lasciato al vento messaggero per comunicare il nuovo mondo. Là avrò posto e il mio nome, che ancora tu non pronunci, navigherà nel flusso di chi mi ha preceduto. Alef, madre eterna, con occhi di giada e sorriso evanescente. BET Porto sulle spalle una domanda che china la testa. Mi dici di andare per tornare diverso; ma la tua voce si perde nel mondo incontaminato dai miei passi. Tu vuoi che io crei lontano dai tuoi infissi. Mi giro, li guardo e ne rimpiango gli spifferi. Erano la lingua dei tuoi silenzi, il canto prenatale d'un grembo accudente. Porto sulle spalle una domanda che china la testa per varcare la tua soglia, che odora d'antico e tace del vento che mi spinge lontano. GHIMEL Un passo incerto, oltre la soglia del pensiero, manifestava l'universo di parole che non sapevamo ancora articolare. Prima era Silenzi

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 08 - Fedro, chi sei? (PARTE PRIMA - PREMESSA)

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  di Sergio Daniele Donati "Che fai, Sergio, ci provi ancora ad evocare quella voce? Eppure lo sai cosa significa richiamarla, e quali venti gelidi sollevi il suo nome. Perché lo fai?" Già, perché lo faccio? Non certo per togliere ogni dubbio sul fatto che il Fedro che dà il nome a questo litblog non sia lo scrittore latino (per qualche notizia cliccare  qui ), né il personaggio tanto caro del celebre dialogo di Platone (qualche notizia su dialogo potrete trovare  qui ), ma la voce evanescente del romanzo "Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta" di Robert Pirsig (notizie bio-bibliografiche sull'autore) .  Non si evocano certe presenze solo per toglier dubbi agli altri. Robert Pirsig Come sia strutturato il testo del romanzo lo sappiamo tutti (è stato romanzo di formazione per tanti di noi).  Il protagonista percorre sulla sua motocicletta le profonde realtà degli Stati Uniti in compagnia di suo figlio preadolescente Chris e di due amici.  I lu

(Redazione) - Breve nota di lettura su alcune poesie di Emanuela Mannino

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La poesia di Emanuela Mannino è poesia della trasformazione (anelata a volte, raggiunta altre) attraverso la via della delicatezza. Il dire della poetessa non è mai acerbo, né tantomeno duro, nemmeno nella descrizione di moti di paura e pianto, quasi ad indicarci sempre all'interno dei movimenti dell'anima un percorso, una via possibile. I versi di Emanuela Mannino sono spesso brevi ma sempre legati, senza salti, con concatenazioni linguistiche e di significato sempre ricche per chi sa abbandonarsi prima al suono della parola che alla ricerca del significato veicolato.  Siamo di fronte a una brevità che disvela l'altro, il non detto, come solo la poesia densa di qualità sa fare.  Nelle poesie tratte dalla silloge " Eppure " (CONTROLUNA ED., 2022), che qui si propongono assieme a tre inediti di Emanuela Mannino, è evidente la capacità simbolica e di uso di elementi naturali per descrivere il sè profondo (in Paura ad esempio troviamo acque, sabbie, piogge che chiama

(Redazione) - Su "Il Petrarca nel III Millennio" - Divergenze ed., 2020 di Valentina Bandiera

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  Per chi ama Francesco Petrarca e la sua descrizione dell'umano il testo di Valentina Bandiera rappresenta una lettura originale e immancabile, non perché su Petrarca non sia siano spesi fiumi d'inchiostro da parte della miglior critica - ne è cosciente l'autrice stessa che in prefazione dichiara il disagio che coglie chi, scrivendo su Petrarca, si deve confrontare coi grandi della critica letteraria italiana e internazionale - ma perché è un testo capace di trasportare il lettore (dal più preparato al meno esperto di letteratura petrarchesca) nella conoscenza di elementi che ai più sfuggono. E soprattutto è un testo capace di mettere in relazione la produzione petrarchesca coi la contemporaneità dei nostri vissuti, non solo poetici.  L'autrice parte dal Secretum   - de secreto conflictu curarum meum -  e dall'analisi della sua struttura dialogica atta, secondo l'autrice, meglio di altre di svelare le ansie interiori del grande poeta aretino.  È molto intere

Un dittico "giapponese" (di Sergio Daniele Donati)

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  Foto di Man Ray Ki-Ai (1) Al tempo delle miriadi  di formiche mirabolanti, un solo grido stirava la propria voce attendendo che la nenia antica trasformasse il proprio ritmo in fragore cristallino. Ero là, pronto ad essere gettato  contro il muro dell'illusione, come proiettile.  Fu allora che innalzai la mia volontà  fino a toccare il non desiderio. Poi fui sparato. Altri mi hanno dato un nome, il cui suono soffusamente potente è Kiai _______ La vita che mi diedi  (in morte del Maestro) Nato da una voce non ancora sopita,  il vento mi scuote come ulivo dalle mie incertezze - cadono in reti verdi a terra, pronte per la raccolta - Poi, come sempre il Silenzio  mi guida verso il Silenzio. Questa la vita che mi diedi in morte del Maestro. (2) SERGIO DANIELE DONATI INEDITI 2006 NOTE (1) - Il Kiai è il suono che nelle arti marziali si emette prima di portare un colpo (atemi), o durante la sua esecuzione o subito dopo la conclusione della tecnica. La parola Kiai è composta da due p

Timidezze; ai miei occhi

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Se sapessi scrivere come i trovadori  o come i poeti che furon detti dal dolce stil novo ti parlerei anch'io d'uno spirito soave che il tuo dire ritroso risveglia,  e di sospiri che all'anima mia, che mai s'allinea a detti potenti, causa l'inciampo della tua parola.  Ma io son della stirpe  del liberatore balbuziente, di colui il cui palato, pur oscurato da pietre aguzze, si riempì di parola Alta e Altra. Si spezzarono allora le catene, non del limite, no, ma quelle che rendon cieco chi non sa osservare, mentre la percorre, la bellezza del crinale, della lama del coltello.

Ascolta

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Ascolta il respiro lento del mondo, il brontolio d'orso,  e il canto della lucciola. E, se un nome devi ripetere, non sia il tuo ma quello senza suono del ritiro dei ghiacciai. Allora ti dirai, forse, poeta, ma nessuno saprà, finalmente, del tuo talento di latta. Foto e testo di Sergio Daniele Donati Inedito 2022

( Redazione ) - Breve nota di lettura alla silloge "Nutrica” di Daìta Martinez (LietoColle Edizioni, 2019)

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  Leggere Nutrica di Daìta Martinez è in primis accettare un gioco di spoliazione della parola o, forse, un ritorno all'elemento ludico e sonoro della stessa, in cui la ricerca del significato è sempre sottesa ma, al primo approccio, lasciata sospesa.  Nutrica è la neonata ma anche il seno che nutre e così già dal titolo ci troviamo di fronte ad un famoso lacaniano dilemma. Quello su cui si fonda, secondo il grande pensatore francese, l'ambivalenza col materno per il neonato.  " questo latte, questo seno, che dà nutrimento, da cui dipende il neonato, è anche l'elemento su cui si fonda la dipendenza del neonato stesso e la sua sopravvivenza, il suo punto di debolezza; debolezza che si trasforma presto in ambivalenza del rapporto".  Già dal titolo dunque la poetessa sembra dirci del suo rapporto con la parola, della quale siamo tutti dipendenti,  perché ci creiamo attorno al linguaggio, ma dalla quale, inutile negarselo, tentiamo ugualmente tutti manovre, spesso poc

Due poeti allo specchio (Arianna Bonino e Sergio Daniele Donati)

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Con nomi di fiori puoi chiamarmi e di animali leggeri e inquieti. E nei blu - ma almeno sette - trovar traccia di me della mia tempesta. L’ultimo sorso rosso del giorno - quello dei pensieri - sul fondo schiude labbra che sogni nel mio viso. E sai che il fieno sa di quel che puoi fiutare nell’ombra delle mani che sui tuoi occhi lascio il tempo che indovini chi io sia. Se tocchi foglie strane di piante d’acqua e ruvide cortecce puoi dire che hanno l’aria di me quando cammino all’ombra. Ma è il cerchio che si apre sullo stagno e poi svanisce l’abbaglio della luna che svirgola la schiena alla faina e la spirale vuota di conchiglia l’ombra che assomiglia a quel che sono. Tu non dirmi di petali e colori le tele lascia bianche bevi e non sognare che il fieno stia nei campi e se nuoti nuota senza dire. Lo spazio tra le cose la pelle della frutta le note cancellate mentre scrivi la macchia della nuvola sul muro: se quelle sono cose che non sai è a loro che il mio nome devi dare..

(Redazione) - Dissolvenze - 07 - Così, per dire

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di Arianna Bonino È possibile che qualcuno decida di cercare ai quattro angoli della Terra tutti i vocabolari di tutti i tempi e di tutti i luoghi, pieni di lingue scritte in tutti gli alfabeti mai visti e poi di conservarli in una stanza speciale, la stanza delle parole del mondo.  Potrebbe farlo spinto dal desiderio di avere a disposizione per sé, ma anche per gli altri, le parole per dire tutto quello che esiste, reale o immaginario che sia: vede qualcosa che non conosce, prova qualcosa d’indefinito e allora entra nella sua stanza delle parole del mondo e gli basta dire a voce alta due cose che hanno a che fare con la parola che cerca, quella che ancora non conosce, ed ecco che la stanza si anima e proprio i libri che gli servono capiscono di servirgli e si mettono in marcia verso di lui, aprendosi di fronte a lui, così che la parola che gli mancava gli balzi agli occhi in un istante. La parola per quella cosa, per quell’emozione, per quel pensiero che altrimenti non saprebbe dire s