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Due poeti allo specchio (Mauro Ferrari e Sergio Daniele Donati)

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  E poi comparvero gli spettri: ricordi e presagi dapprima, fibrillazioni dello sguardo, ombre fra gli alberi e sussurri. Una notte infine si sedettero attorno al fuoco, quasi vivi, raccontando di orrori sconosciuti a orecchie deliranti di follia – a corpi che man mano increduli si dissolvevano. L’avevano cresciute dentro, quelle voci, per mille generazioni ascoltando immortali discesi in un fruscìo di ali a fare tutto sacro – tutto a sacrificare – e ancora si narrava di visioni, annunci e prodigi mentre i vecchi piangevano guardando i bimbi giocare nel fango. E poi uno di loro ricomparve, con un messaggio disse di speranza e fede. Un saggio, con mossa improvvisa, gli recise di netto la giugulare. Ho ascoltato a lungo quel doloroso canto, una narrazione lenta e senza fine del sogno che svaporava in fumo grigiastro. Incapace di stasi lo sguardo si rivolgeva al flusso senza tempo di schegge nelle retine. Si dissolvevano,  e cadeva a terra  il numero tatuato  sulle loro braccia Li vedevo

Due poeti allo specchio (Antonio Laneve e Sergio Daniele Donati)

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  Parabola La Parola ha una corteccia e vive e regna all'interno per sempre a cura del nome coi frutti e i diminutivi protozoi del suono sorgente e fuori s'annulla e cede favori al silenzio, metodo che diventa alfabeto - senso, il perché di tutto il fiato lungo indifese anatomie con una voce da raccogliere. Si ritrae, poi, e di nuovo verrà nella preghiera che ti schiude dove finisce l'assenza - immoto, perfetto orizzonte. Antonio Laneve - inedito 2024 Palabras Nessuno conosce le radici dell' albero delle voci ma nella cura del bimbo dentro la corteccia  colano resine e ambre e si dichiarano al mondo le sue prime lallazioni. Gli alfabeti della custodia sono composti da suoni  di carta velina  e vibrazioni metalliche  di un  diapason di silenzio.           A volte mi ritiro dietro un filo d'erba                   a osservare il verde farsi parola Sergio Daniele Donati - inedito 2024

Poesie inedite di Maria Allo

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    Siamo lieti di potervi proporre alcuni inediti della poeta Maria Allo la cui scrittura è già comparsa ed è stata commentata più volte in questa pagina. Parole quelle di Maria Allo dall'evidente richiamo naturalistico capaci di ridare al naturale, per l'appunto, tutta la sua dignità allo stesso tempo di soggetto diretto e di simbolo di un'altruità direttamente dialogante sia con la poeta/autrice che con il lettore.   Parole che spingono con delicatezza, e senza mai cadere in un effetto scontato, sul pedale pianistico di un mito delicatamente posto dalla poeta a tramite e mezzo di compre suo e del contemporaneo. Metafore sempre potenti di vita e mutamento che si intrecciano, leggendo le composizioni, con sensazioni sonore di una incredibile finezza.   Testi da leggere sottovoce, bisbigliati, senza forzature ritmiche od espressive, per permettere loro di aprire orecchie ed occhi del lettore ad un universo classico ma mai  classicheggiante.   Insomma, leggetele con la cura

Giudaica

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    In dialogo immaginario con Yehuda Amichai Ho visto un dio anziano scendere lento le scale del condominio e raccogliere dal  corrimano polveri di sogno. Un canto di luce  nella zoppia dei passi, e tracce siderali in quel sorriso sdentato e introverso. Ho visto un dio anziano scendere lento per le scale, ho pianto lacrime di petrolio  e urlato al cielo lo strappo del risveglio. Il re nano posa la cetra, il suo salmo si fa muto, e restano sassi senza valore apparente sulle lapidi della mia gente. ______ Testo - inedito 2024 - e foto di Sergio Daniele Donati  

(Redazione) - Genere In-verso - 09 - Sulle origini dell'immagine dell'androgino e dell'ermafrodita

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  di David La Mantia Partiamo da qui.  Da divinità e esseri umani in possesso di duplice natura maschile e femminile, con aspetti esteriori e riproduttivi tipici di entrambi i sessi.  L'idea si sviluppa presso antichi culti orientali androgini importati nell'Ellade e trae forza anche da tradizioni popolari greche, che prevedevano rituali di matrimonio incentrate sullo scambio di abiti tra gli sposi. Del resto, la mitologia offre esempi di metamorfosi e travestimenti di divinità in esseri di genere diverso dal proprio. Addirittura ci sono evidenze di personaggi maschili e femminili, che subirono un cambiamento sessuale, come l'indovino Tiresia o Ceneo.  Dal 450 a. C. presero forma culti androgini a Cipro e nell'Elea, mentre la statuaria non esitò a proporre divinità bisessuate, tra cui Afrodite barbuta , talvolta appellata Afrodito , come da Aristofane. Quel momento vide l'affermazione di Ermafrodito, figlio di Afrodite e di Ermes, oggetto anche di culto,

(Redazione) - Muto canto - 11 - Lì dove le immagini trasmutarono Visione - Imago Dantis di Maurizio Coglia, in arte Kollias - Ascoltare l'immagine (testo di Anna Rita Merico)

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  di Anna Rita Merico Sensazioni suscitate dal ciclo d’immagini titolato Imago Dantis, un progetto illustrativo sulla Divina Commedia a mezzo di collage digitali di Maurizio Coglia | KOLLIAS . Parte Prima | INFERNO Imago Dantis | Inferno | Copertina Viaggi nel dentro radicale dell’anima. Ascoltare l’Immagine. Ci sono viaggi che attraversano la storia dell’Umanità. Sono viaggi che narrano, in visione poetica, gli inciampi e le risalite dell’andare attraversando i labirinti della Vita. Viaggi universali che riattivano la narrazione della fondazione dei processi e dei percorsi di umanizzazione. Sono Viaggi in cui si incontra il filo che separa dall’animalità, dalla materia e dai bui ad essi consustanziali. Sono Viaggi in cui il dolore, l’ascensione, l’uscita, il ritrovar-Si segnano l’iniziazione dell’attraversamento della Morte e la vittoria su di Lei. Dante agisce ciò attraverso parola poetica. Sono Viaggi alchemici impastati di simbolismi e alfabeti individuali. Sono Viaggi in cui il mi

Lettere a una persona speciale - 72 - Maggio 2024 - "Questioni ai cieli - Requiem"

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Lo guardo tingersi di azzurro e, in un impulso d'invidia, a volte gli oppongo la nobile decadenza dei miei grigi, la lenta resa a uno scolorimento costante; una diluizione di ogni significato là, nella terra desolata dell'assenza di risposte.  E sono stanco di riproporre al suo silenzio la stessa domanda, di sperare in un tuono che mi liberi dalle catene dell'attesa di un responso che mai avrà respiro.  Per questo celo alle volte celesti, dietro una marea di parole sconnesse, la mia chiamata della delicatezza, anzi, la discesa delicata; il dono di una tacitazione -finalmente - sovrana. Parli lui, il cielo, manifesti la sua voce a questo umano, mai troppo umano, che chiede incessantemente ascolto, e mi permetta di tacere, di dirmi vinto e andare lontano, nella terra dove - finalmente - anche la speranza di un nostro nuovo incontro avrà degna sepoltura. Perchè, sai, a volte guardo il cielo e sento forte che, tra Priamo e Achille, io sono la salma da restituire all

Due poeti allo specchio (Cristina Simoncini e Sergio Daniele Donati) - PADRI

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  I Nelle sere di giugno ogni sparo ogni proiettile fendeva il buio attraversava la mente di bambina si incistava nel vuoto dei pensieri scavava un tunnel tra le tempie imparavo a essere invisibile scivolata senza cura schiena al muro ascoltare il rimbombo della vita quella, la mia vocazione. Sballottata nell’A111 mi cullava in sottofondo A media luz, il continuo ronzio della Victrola. Ogni volta che ritorno nel sonno dell’abitacolo – la mente di metallo di mio padre – mi strugge il tango del bordello, della solitudine. II Sentivamo l’estate una minaccia, movimentava piccole ossessioni. Mio padre di sera viaggiava solo – il finestrino abbassato per il fumo – respirava il fenolo delle strade, mirando ai tigli allineati del viale vagheggiava spari precisi, la piega dei capelli di mia madre non teneva, la mole cotonata si disfaceva col sudore. La pioggia a fine agosto salmodiava, si faceva dolciastra, medicava la scontentezza, sentivamo rotolare i detriti accumulati nelle gronde, mio padr

Una voragine

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Una voragine, un buco grande come una casa. E non è fame; è identità perduta. _____ N.d.R: per ascoltare una splendida lettura di questa poesia da parte di Rodolfo Vettor cliccate  qui

Profana (forse)

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  Uomo vitruviano (dal web) Sette passi e tre sospiri; mi governi senza nome e ridi del mio sterno blu incrinato dalla falce della luna. Pietra molle, schegge d'opale e granito, un cieco dono di vento: e tu mi chiami ancora uomo ? La video lettura di Lorenzo Pieri  _______ Testo  - inedito 2024 - di Sergio Daniele Donati Musica consigliata per la lettura (in loop) A jewish tale - Goran Bregovic (live)

Poesie di Giorgia Mastropasqua - con nota di Sergio Daniele Donati

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  «Quando il verbo e l'aggettivo si diluiscono e divengono sostegno nascosto dei sostantivi, si rafforza nel lettore la potenza dell'immagine evocata e la mente è diretta verso la ricerca di un solco più profondo di interpretazione». Questo mi è venuto in mente leggendo le poesie  di Giorgia Mastropasqua   che oggi vi proponiamo.  Versi brevi, al limite del saltello, che delineano un ritmo che, come nella prima poesia, torna sempre a riveder sé stesso  e in questo percorso di rivisitazione costringe (mai verbo fu più opportuno) ad una tenuta molto potente. Questo perchè, paradossalmente, è sempre molto più facile per chi legge ritrovarsi nel verso lungo, che permette più vie di rientro nel flusso, che in un dire breve, ove la concentrazione è la corda che permette una certa ascesa che solo sul finale permette una sosta di riposo. Poesie queste da leggere a voce alta, per sentire le cadute (positive) degli accapo stretti, quasi ossessivi, per rendersi conto del gioco della poeta