Due poeti allo specchio (Mauro Ferrari e Sergio Daniele Donati)
E poi comparvero gli spettri: ricordi e presagi dapprima, fibrillazioni dello sguardo, ombre fra gli alberi e sussurri. Una notte infine si sedettero attorno al fuoco, quasi vivi, raccontando di orrori sconosciuti a orecchie deliranti di follia – a corpi che man mano increduli si dissolvevano. L’avevano cresciute dentro, quelle voci, per mille generazioni ascoltando immortali discesi in un fruscìo di ali a fare tutto sacro – tutto a sacrificare – e ancora si narrava di visioni, annunci e prodigi mentre i vecchi piangevano guardando i bimbi giocare nel fango. E poi uno di loro ricomparve, con un messaggio disse di speranza e fede. Un saggio, con mossa improvvisa, gli recise di netto la giugulare. Ho ascoltato a lungo quel doloroso canto, una narrazione lenta e senza fine del sogno che svaporava in fumo grigiastro. Incapace di stasi lo sguardo si rivolgeva al flusso senza tempo di schegge nelle retine. Si dissolvevano, e cadeva a terra il numero tatuato sulle loro braccia Li vedevo