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Lettera aperta ad Alfredo Rienzi (a proposito di "Custodi ed invasori" - Arcipelago Itaca, 2024)

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  Caro Alfredo, ti avevo promesso una nota di lettura alla tua magnifica opera " Custodi ed invasori " (Arcipelago Itaca, 2024) e tradirò la mia parola, senza tradire la Parola. Perdonami, ma mi è impossibile farlo, e questo perchè, se c'è una porta che la tua scrittura in questa raccolta apre, è quella  – per me eterna e sacra, lo sai – del dialogo .  E allora preferisco, anzi, non posso che dare forma a questo mio dire di lettera aperta, perchè non voglio perdermi, come troppo spesso mi avviene, nella dissezione dei versi, nell'attribuzione di etichette che, certo, aiuterebbero chi ancora non ti ha letto, ma, in fondo, allontanerebbero me, che ti scrivo, dalla preziosità della tua scrittura.  Quindi mi copro il capo, come, in memoria dei miei avi, mi capita di fare quando cerco concentrazione e verità, e ti scrivo, ascoltando L'arte della fuga di J. S. Bach e fingendo che tu sia qui, davanti a me col tuo libro a bere del buon vino.  Poco importa se altri ci l...

Tre poesie estratte dall'opera di Annamaria Ferramosca "Luoghi sospesi" (Puntoacapo ed.) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  È un vero piacere per noi poter pubblicare, in estratto dell'opera di Annamaria Ferramosca  "Luoghi sospesi"   (Puntoacapo ed.), tre poesie a nostro avviso centrali nell'opera. Quest'ultima, che viene definita dalla stessa poeta, con evidente richiamo al registro teatral-muisicale (e musicalità è sostantivo essenziale alla sua comprensione) come  un recitativo in cinque stanze, rappresenta a nostro parere un punto di arrivo maturo e pieno in una scrittura di pensiero e riflessione della quale si sente sempre più il bisogno nella contemporanea produzione poetica.  Il gioco tra una evidente tenuta linguistica e l'apparato di pensiero che la sostiene , appare del tutto pieno e dinamico e   tale da saper creare nel lettore una sorta di effetto di svelamento dell'intera poetica di Annamaria Ferramosca.  Siamo dunque di fronte a una raccolta capace non solo di donare al lettore ogni piacere connesso a una parola che si dipana con la lentezza pon...

La supplica al "poeta contemporaneo"

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di Sergio Daniele Donati Tu che sai vagare negli interstizi della parola  e sussurrare docili formule,  private d'urticante senso  a orecchie distratte, perchè sotterri poi  ogni bellezza sotto cumuli  informi di aspirazioni  a un significato che si fa beffe dell'infanzia della parola? Perchè rinneghi di ogni suono primordiale  e del tuo vagito bambino e innocente la striatura color ocra? Cosa ti spinge  a spiegare le vele  del tuo verso e a tendere la mano  ai parcellizzatori  della sacralità dei tuoi suoni arcaici? Torna indietro, passo di lince,  a guardare la morte  nella luce  delle stelle a tracciare linee immaginarie tra i senza legame e spezza ancora una volta il nesso di Prometeo col fuoco. Tuo il passo, tuo il tocco, il silenzio della neve che lenta cade sugli ossimori  delle nostre foreste. Tuo l'inciampo e la sacra balbuzie; nostra la caduta nell'infernale paradiso delle false certezze. Perchè non fug...

A proposito di una poesia inedita di Mara Venuto - nota di lettura di Lucilla Trapazzo

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  Mara Venuto Lucilla Trapazzo, M.A. (Zurigo, Svizzera) È stato implume il sogno. Dal palazzo di fronte fra l'assalto dei giochi e il mangiare, non guardavamo la finestra dove una donna è volata scoprendo di non pesare più (Mara Venuto) _____ Questa poesia inedita di Mara Venuto, che affronta con precisione e delicatezza il dramma del suicidio, arriva al lettore in maniera diretta, senza filtri, con lucidità disarmante, e lo fa con delicatezza inquieta, incastonando l'immagine della donna che scopre “di non pesare più” come tragica epifania. L'aggettivo "implume" che apre il testo evoca un sogno fragile, silenzioso e incompiuto, spogliato di ogni possibilità di volo. E così, mentre “i giochi e il mangiare” tracciano il profilo sonoro di una quotidianità inconsapevole, lo sguardo resta distante: rumorosa allegoria di un'umanità distratta, sospesa in un vuoto esistenziale e metafisico al contempo. La finestra non guardata diventa così perimetro di cecità collet...

(Redazione) - Genere In-verso - 17 - Contro il mito di Giordano Bruno.

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di David La Mantia   " D’ogni legge nemico e d’ogni fede ”: si racconta che, nel corso di un gioco, il giovane Giordano Bruno ricevesse dalla sorte questo verso dell’Ariosto. È solo una leggenda, ma di certo lo stesso filosofo ricordava questa occasione, scherzando sul fatto che il caso fosse stato cosi esatto con lui. Ma chi era davvero Giordano Bruno? Di sicuro, un uomo pieno di contraddizioni. Difensore dei più deboli? Misogino, riteneva che le donne fossero delle creature inferiori, cretine e ribrezzevoli (e tuttavia, domenicano e sacerdote, non rinunciava a prenderne piacere, in un numero notevolissimo, con e senza compenso). Filosofo della libertà? In un'opera (De Vinculis), Bruno descrive una serie di pratiche magiche, da lui messe in atto, che farebbero in modo di piegare le persone alla sua superiore volontà: «Ritmi e canti che racchiudono efficacia grandissima, vincoli magici che si realizzano con un sussurro segreto…» Ecco, l'intenzione di questo articolo è forn...

(Redazione) - Voci dall'Umanesimo-Rinascimento - 04 - Il Marescalco di Pietro Aretino

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di Gianni Antonio Palumbo Tra le figure di ‘irregolari’ della scena culturale e letteraria cinquecentesca un ruolo di primo piano spetta a Pietro Aretino, l’“infame” per Anton Francesco Doni (si veda la monografia di Francesco Sberlati edita da Marsilio), o ancora il “flagello / de’ principi” come lo definì Ariosto nell’ Orlando Furioso , (46, 14, 3-4), perché con la sua penna mordace aveva il potere di consacrarne o affossarne la reputazione. Da figlio di calzolaio assurse a figura protagonista della scena letteraria, complice “un sagace adattamento alle opportunità nuove offerte dall’espansione accelerata, nella Venezia degli anni 1530” (Paul Larivaille), dell’attività editoriale. A Venezia era approdato nel marzo 1527, in seguito alle avventurose vicende che lo avevano visto allontanarsi da Roma dopo aver subito un attentato per volontà del datario pontificio Giberti, ed aver soggiornato a Mantova, dove aveva goduto della protezione di Giovanni dalle Bande Nere e poi dei Gonzaga. Pr...

(Redazione) - Muto Canto - 19 - Per il nuovo anno, una parola: "LEGGEREZZA"

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  di Anna Rita Merico    Il 6 giugno 1984 Calvino fu ufficialmente invitato dall’Università di Harvard a tenere le Charles Eliot Norton Poetry Lectures… 1 Leggerezza , la prima delle sei Conferenze basate sulle connessioni invisibili. “ Se volessi scegliere un simbolo augurale per l’affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l’agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arrugginite…” 2 Un’esplorazione sul senso creativo dell’alleggerire, togliere volumi e spessori al vivente e, anche, all’universo simbolico del linguaggio e delle strutture narrative. Alleggerire le forme. Lasciare evaporare il peso per contenerlo, poi, rinato in leggerezza. Trasparente condensa di vapore che coglie sintes...

(Redazione) - La Natura e la Tecnica in “ Ἐλέα” di Bruno Di Pietro - Nota di Lettura di Mimmo Grasso

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  Bruno Di Pietro Mimmo Grasso Chi siano e cosa rappresentino Mimmo Grasso e Bruno Di Pietro nel panorama poetico contemporaneo è cosa che non dovrebbe nemmeno essere oggetto di commento.  Per Le parole di Fedro è però un piacere profondo, e un onore, ospitare le parole di un poeta della profondità di Mimmo Grasso sulla recente uscita per i tipi di  Les Flâneurs Edizioni  della raccolta di Di Pietro Ἐλέα, perchè si è ben oltre la semplice recensione e nota a margine di una splendida scrittura.  Qui si manifesta tutta la profondità che può esprimere l'incontro tra voci poetiche e critiche eccezionali. Per la redazione de Le parole di Fedro il caporedattore - Sergio Daniele Donati __________ 1. Gianfranco Contini, riferendosi al suo rapporto con Montale, scrisse “ Una lunga fedeltà ”.  Non è infrequente che autori, anche di discipline lontane tra loro, entrino in sintonia condividendo, con metodi e sensibilità diverse, lo stesso percorso. Bruno Di Piet...